Il legame di attaccamento non si riferisce esclusivamente alla relazione madre-bambino.
Il neonato sviluppa un attaccamento affettivo nei confronti di chi si prende cura di lui, sia fisicamente che con coccole e attenzioni. L’attaccamento nei confronti della madre è ovvio e naturale, ma molti studi rivelano che questo sentimento si sviluppa anche nei confronti delle altre persone che si occupano del piccolo, primo fra tutti il padre. Ad esempio gli studi di Lamb (1981) hanno evidenziato che non ci sono grosse differenze nei segni di attaccamento che mostra un bambino piccolo quando gioca da solo, prima con un genitore e poi con l'altro. Altre ricerche (Lamb, Power e Parke, 1983) hanno messo in evidenza che ci sono delle differenze nel modo in cui i padri e le madri interagiscono con i loro figli piccolini : i padri tendono ad essere più decisi nei movimenti, sollecitano, scuotono, toccano di più il bambino e in tal modo ne tengono viva l'attenziopne. Le madri invece hanno più spesso atteggiamenti protettivi, dondolano, cullano, parlano dolcemente. Entrambe le modalità sono gradite al bambino, che si trova bene sia con l'uno che con l'altra. Padre e madre svolgono spesso ruoli deversi ma complementari e il bambino si affeziona ad entrambi. integratrice ed equilibratrice del rapporto affettivo tra madre e figlio.
Il papà oggi non è più solo un’autorità amata-temuta, ma è diventato una vera e propria figura di riferimento per il bambino,
Nella madre, infatti, spesso è presente un desiderio di “non crescita” del figlio, una sorta di cordone ombelicale metaforico. Il padre, invece, ha il compito di tagliare questo cordone ombelicale, accompagnando gradualmente il bambino verso l’autonomia.
Il ruolo del padre di oggi è quello di aiutare il bambino a crescere, incoraggiandolo ad affrontare le tappe fondamentali che piano piano lo porteranno verso la conquista della propria autonomia.
I primi passi, le prime paroline, l’addio al ciuccio e al pannolino: sono momenti in cui la presenza del padre è importantissima, sia per infondere fiducia nel bambino spronandolo a mettere alla prova le proprie capacità, sia per sostenere la madre, aiutandola ad affrontare i dubbi e le paure derivanti dall’idea che il piccolo sta diventando grande.
La ricerca del proprio ruolo in quanto padre è un’impresa complicata, che ognuno affronta a modo proprio. Gli psicologi riconoscono 4 categorie:
1) padri in travaglio: sono pieni di dubbi e fanno fatica a capire qual è il posto che devono occupare all’interno della famiglia;
2) mammi: come si può intuire dalla parola stessa, i mammi sono quei padri che si sono identificati nella figura materna e ritengono di essere più bravi della madre ad allevare e accudire il figlio;
3) rinunciatari: fare il papà non è facile, perciò alcuni decidono di rinunciare. Si rifanno magari all’esempio del proprio padre, che si limitava a portare a casa lo stipendio senza prendere parte attiva nella cura dei figli;
4) padri che ce la fanno: questi papà riescono a creare un forte legame affettivo col bambino accudendolo già da piccolo, ma non per questo cercano di sostituire la madre nel suo ruolo.
dott.ssa Manuela Carone
Bibliografia
M.E.Lamb "Il Ruolo del Padre"
A. Oliverio Ferraris "I Motivi del Comportamenrto Umano"