Piccola storia del capo di abbigliamento più temuto....
Il bikini appartiene, metaforicamente parlando, alla «storia dell’altro ieri», urne, affreschi e mosaici di epoca greca e romana (i più antichi risalgono addirittura al 1400 avanti Cristo) ci mostrano giovani donne che indossano curiosi costumi a due pezzi con una grazia e un’eleganza che nulla avrebbe da invidiare alle modelle dei nostri giorni. Dovevano essere utilizzati, a giudicare dalle pitture, per l’attività atletica e per la danza accompagnata da strumenti musicali .
Il bikini moderno vide la luce a Parigi nel 1946, ideato dall’ingegnere Louis Reard: la sua trovata avrebbe dovuto sollevare il morale degli Europei, duramente provati dalla Seconda Guerra Mondiale, ed esaltare la ritrovata libertà dopo i cupi anni della dittatura. Il nome del nuovo indumento richiamava l’atollo di Bikini nelle Isole Marshall, nel quale negli stessi anni gli Stati Uniti stavano conducendo test nucleari: Reard riteneva che l’introduzione del nuovo tipo di costume avrebbe avuto effetti esplosivi e dirompenti. Molti trovano inappropriata l’etimologia del nome bikini, dato che i test nucleari provocarono una seria crisi umanitaria e decenni di guerra fredda: si preferisce parlare talvolta di «due pezzi», e in effetti il bikini si compone di un pezzo superiore di forma simile ad un reggiseno e un pezzo inferiore che copre il pube oltre ad una parte più o meno ampia dei glutei, lasciando la pancia scoperta.
Uno dei primissimi bikini era indossato nel 1949 da una giovanissima Marilyn Monroe in spiaggia al mare, e da Brigitte Bardot sulla spiaggia di Nizza nel 1956. Ma ci vollero quindici anni perché il bikini negli Stati Uniti fosse ritenuto accettabile per il pubblico pudore. Nel 1958, il bikini di Brigitte Bardot nel film E Dio creò la donna diede origine ad un mercato per il costume negli Stati Uniti, e nel 1960 la canzone di Brian Hyland Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini diede l’avvio ad una corsa all’acquisto del costume. E come non ricordare Ursula Andress nei panni della Bond girl Honey Ryder in Agente 007 – Licenza di uccidere del 1962? La bellissima Ursula emerge dalle acque dell’oceano con il celebre bikini bianco e un pugnale.
Uno dei primissimi bikini era indossato nel 1949 da una giovanissima Marilyn Monroe in spiaggia al mare, e da Brigitte Bardot sulla spiaggia di Nizza nel 1956. Ma ci vollero quindici anni perché il bikini negli Stati Uniti fosse ritenuto accettabile per il pubblico pudore. Nel 1958, il bikini di Brigitte Bardot nel film E Dio creò la donna diede origine ad un mercato per il costume negli Stati Uniti, e nel 1960 la canzone di Brian Hyland Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini diede l’avvio ad una corsa all’acquisto del costume. E come non ricordare Ursula Andress nei panni della Bond girl Honey Ryder in Agente 007 – Licenza di uccidere del 1962? La bellissima Ursula emerge dalle acque dell’oceano con il celebre bikini bianco e un pugnale.
Infine il bikini divenne popolare, e nel 1963 il film Beach Party, con Annette Funicello (enfaticamente non in bikini, dietro espressa richiesta di Walt Disney) e Frankie Avalon fu il primo di una serie di film che resero il costume un’icona della cultura popolare. I bikini furono indossati anche da Raquel Welch, eroina preistorica nel film Un milione di anni fa del 1966, e da Phoebe Cates in Fuori di testa del 1982. (http://www.storico.org/)
Oggi nel 2012 nel periodo tra maggio e giugno la domanda è sempre la stessa “pronte per la prova bikini?”
Quindi il capo di abbigliamento non è più un simbolo di ribellione verso il bigottismo ma uno strumento di esibizione del corpo che secondo i canoni estetici moderni deve essere tonico e snello....e voi siete pronte?
Dott.ssa Marianna Carone