mercoledì 22 aprile 2015

Fatema Mernissi: un'interessante punto di vista sulla taglia 42

Lo hijàb dell'Occidente: la taglia 42

"Fu in un grande magazzino americano, nel corso di un fallimentare tentativo di comprarmi una gonna di cotone, che mi sentii dire che i miei fianchi erano troppo larghi per la taglia 42. Ebbi allora la penosa occasione di sperimentare come l'immagine di bellezza dell'Occidente possa ferire fisicamente una donna e umiliarla tanto quanto il velo imposto da una polizia statale in regimi estremisti quali l'Iran, l'Afghanistan o l'Arabia Saudita".

Nel capitolo finale del libro L'Harem e l'Occidente (2000), considerato il suo capolavoro, la sociologa Fatema Mernissi espone una sua idea molto provocatoria secondo la quale se le donne musulmane hanno il dovere di indossare il velo, quelle occidentali vivono oppresse dall'obbligo di "entrare" nella taglia 42, imposto dai "profeti della moda". Ecco il simpatico dialogo, riportato dalla Mernissi, che ha avuto luogo tra lei e la commessa:
"La commessa aggiunse un giudizio condiscendente che suonò per me come la fatwa di un imam:
- Lei è troppo grossa!
- Troppo grossa rispetto a cosa? 
- Rispetto alla taglia 42. Le taglie 40 e 42 sono la norma. Le taglie anomale come quella di cui lei ha bisogno si possono comprare in negozi specializzati. All'improvviso in quel tranquillo negozio americano in cui ero entrata così trionfalmente nel mio legittimo status di consumatrice sovrana, pronta a spendere il proprio denaro, mi sentii ferocemente attaccata:
- E chi decide la norma? Chi lo dice che tutte devono avere la taglia 42?
- La norma è dappertutto, mia cara, su tutte le riviste, in televisione, nelle pubblicità. Non puoi sfuggire. C'è Calvin Klein, Ralph Laurent, Gianni Versace, Giorgio Armani, Mario Valentino (...) Da che parte del mondo viene lei?
- Vengo da un paese dove non c'è una taglia per gli abiti delle donne. Io compro la mia stoffa e la sarta o il sarto mi fanno la gonna di seta o di pelle che voglio. Non devo fare altro che prendere le mie misure ogni volta che ci vado. Nè la sarta nè io sappiamo esattamente la misura della gonna nuova. Lo scopriamo insieme mentre la si fa. A nessuno interessa la mia taglia in Marocco fintanto che pago le tasse per tempo. Attualmente non so proprio quale sia la mia taglia, a dire il vero. (...)"


Dal passato al presente, Fatema Mernissi non evita affatto il problema della condizione femminile attuale nei paesi islamici a regime fondamentalista e la confronta con quella dell’Occidente. Accettare la poligamia e l’obbligo del velo, scrive e tanti altri divieti insensati (è di questi giorni la disobbedienza civile delle donne dell’Arabia Saudita contro il divieto di guidare l’automobile), è prestarsi alla farsa del potere, così come in Occidente assumere l’aspetto della bellezza televisiva, anoressica e dipinta, è prestarsi alla farsa del mercato. In entrambi i casi le donne esistono solo attraverso lo sguardo degli altri, degli osservatori, che in un caso vietano e nell’altro esibiscono, ma sempre negano alle donne la loro realtà di soggetti. “Congelate” nella loro passività, scrive Fatema Mernissi, la donna islamica obbligata in passato a vivere nell’harem, e oggi a indossare il velo, e la donna occidentale soggetta alla “dittatura” dell’apparire e “della taglia 42”, finiscono per assomigliarsi. Ne "L’Harem e l’Occidente" leggende islamiche, arte asiatica e impegno democratico convivono in modo molto originale, contrastando luoghi comuni, di ieri e di oggi, tra Oriente e Occidente; e allo stesso tempo, condannando la sopraffazione delle donne da parte del fondamentalismo in mano maschile, incoraggia alla consapevolezza dell’importanza della comunicazione reciproca tra uomini e donne, comunicazione che non può essere autentica senza che le due “metà del mondo” siano sullo stesso piano.


Marianna Carone



Fonti:
http://www.psychiatryonline.it/
M.Fatima "L'Harem e l'Occidente", Giunti Editore, 2006